Sabato, 11 Giugno 2011 00:00

Gita fuori...dal comune!

Scritto da  Enzo Colacino
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L’autobus di NICOLETTI partì da Villaggio MANCUSO e, passando per Sant'ELIA doveva portare i condomini ai CORSI di dizione che si tenevano ad Isola Capo RIZZUTO. Siccome l’autista aveva dormito molto poco e c’era nebbia, aveva gli OCCHINI piccoli piccoli e guidava SCALZO facendo attenzione alle pietre e a qualche CARDAMONE che ogni tanto rotolava dalla scarpata sulla strada.

Erano ormai giunti in vista della COSTA, dove i pescatori in attesa del porto stavano riparando la RIZZA, quando i partecipanti incominciarono a litigare ed ognuno aveva la pretesa di scegliere la strada da percorrere in base al proprio bagaglio culturale. Dopo chilometri percorsi in un infernale casino dove ognuno cercava di imporre il proprio programma, l’autista per porre fine alla CHIARELLA che si era creata, accostò il mezzo, fece scendere tutti i viaggiatori e disse in dialetto e con il suo modo di parlare: "Non mi faciti nchjanara i CIACCI a la capu” poi in perfetto italiano come da vero GALANTE, continuò: "ARGIRO’ come dico io, conoscete il mio COSTANZO nel raggiungere gli obiettivi, vi prometto che sarò parco nelle decisioni, anche perché voi non avete nessuna esperienza di guida". Si erano da poco placati gli animi quando un RICCIO, uscito dalla tana dopo circa un lustro, si era avvicinato all’autista, che dimenticando di essere senza SCARPINO gli diede un calcio facendolo rotolare come una palla. Alla vista di questo gesto, anche per sgranchirsi le gambe, tutti i condomini iniziarono a giocare a pallone con il RICCIO, mentre l’autista, essendo SCALZO come un LOMONACO COSENTINO, faceva l’arbitro e mise in bocca un fischietto al quale mancava il CICIARELLO. Poiché i risultati dell’arbitraggio erano nulli, l’autista che ormai aveva l’alluce nero per gli aculei che il RICCIO aveva lasciato nel piede, decise di abbandonare il campo e come un GUERRIERO sconfitto si avvicinò ad un casolare dove una contadina in una baracca di FERRO, stava legando un BOVA di razza NANIA all’aratro, e vedendo l’uomo sofferente e depresso e con l’alluce ormai tremendamente gonfio disse: “MADIA il piede che glielo MUNGO io l’alluce e vedrà che non soffrirà più”. Dopo avergli LEVATO le spine, siccome aveva bollito dei talli piccoli che lei chiamava TALLINI, andò nel CAMERINO e gli preparò un pediluvio che gli allevò il dolore. Inoltre, siccome conosceva molto bene la zona e tutte le viuzze che conducevano a Isola Capo RIZZUTO gli consigliò di prendere la seconda TRAVERSA che incontrava dopo aver percorso circa tre ARACRI di terreno e aggiunse: “Dopo che PASSAFARO, che è ormai spento, arriverai al palazzo de NOBILI e se hai bisogno d’aiuto chiamami perché non credo che saranno tempi BONACCI quelli che arriveranno. L’autista ripresosi e sentendosi forte come un vecchio LEONE ringraziò la contadina lungiMERANTE e disse:"Speriamo che il BRUTTO sia passato e che LOBELLO deve ancora venire, perché ho anticipato i soldi della nafta e se va male poi chi me li RENDA a mia?"

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